Coppa di parole Ho bevuto da una coppa di parole.
Piena, era posata su di una tavola imbandita,
la cui tovaglia di lino era un ricamo di pizzi e di merletti.
Invitante,
troneggiava tra tutte le delizie in bella mostra,
e io mi avvicinai a lei piano, piano.
La presi fra le mani, come fosse viso di uomo,
e lenta, lenta la portai alle mie labbra.
Forse socchiusi gli occhi, non ricordo!
Poi, labbro su labbro, giocando con la lingua,
ne assaporai parola su parola….
E più gustavo la delizia io più giocavo.
Questo era solo un assaggio pensai,
e riprovai.
Allora bevvi un sorso tutto di un fiato
e il capo portai indietro a mo di sfida.
Attesi.
Sentii un bruciore divampare,
e la mia mente diventar vaghezza.
Fuori tutto era sfuocato e tutto sfumato.
Dentro parole su parole correvano frenetiche
arrivando dappertutto:
ferivano, accarezzavano, stracciavano, addolcivano.
E io mi sentii come se stessi per scoppiare
e sudavo, ed ebbi sete, e bevvi ancora.
All’istante, sentii un urlo disperato dentro me stessa.
L’animo come se si stesse lacerando,
il cuore sgretolando,
la mente dilaniando
poi……… ogni parola tacque……
e ciascuna di essa non si mosse.
Tutto fu immobile.
E piano, piano, lente, lente
gocce di lacrime
caddero dentro la coppa di parole,
che ancora stringevo tra le mani
come fosse viso di uomo. Daniela Lampasona Daparo 11/06/2000